Il capo di Stato che Mosca ha chiesto di rimuovere e che si trova oggi a guidare un Paese in guerra, era un politico senza esperienza, noto ai più come attore comico. La sua prima lingua non è l'ucraino e nel primo periodo alcuni osservatori sostenevano fosse filorusso
In uno degli ultimi video pubblicati su Twitter, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto le voci che lo volevano in fuga mostrandosi mentre passeggia nel distretto governativo di Kiev. “Non credete alla fake news, sono ancora qui”, dice. Secondo quanto riporta l’emittente di Stato televisiva, Dom, Zelensky starebbe guidando la resistenza nella capitale. Ha esortato i suoi cittadini a non deporre le armi e a continuare a combattere
Zelensky ha 44 anni ed è a capo del Paese dalla fine di aprile 2019, mese in cui ha battuto il suo predecessore Poroshenko con oltre il 70% dei voti al secondo turno delle elezioni presidenziali. La sua vittoria non fu una sorpresa, anche se non aveva alcuna esperienza in politica: la campagna elettorale incentrata sulla lotta alla corruzione e al potere degli oligarchi - motivo per cui era definito populista - lo avevano reso il favorito e già al primo turno aveva ottenuto oltre 5,5 milioni di voti
Quando Zelensky scelse di scendere in politica, molti lo conoscevano perché era un comico e il personaggio di una serie telesiva, “Servitore del popolo”. Interpretava Vasyl Holoborodk, un insegnante di storia diventato presidente dopo aver acquisito molta notorietà grazie a un video in cui parlava proprio di corruzione con toni molto forti
“Servitore del popolo” è anche il nome del suo partito, ed è entrato per la prima volta in Parlamento a luglio 2019, dopo che Zelensky aveva scelto di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni
In quel periodo, molti si chiedevano quali fossero le posizioni del neo-presidente sui rapporti tra il suo Paese e Mosca, e alcuni lo avevano accusato di essere filorusso, anche per via delle sue origini. Zelensky è infatti nato a Kryvyi Rih, una città ucraina, ma la sua prima lingua è il russo e, come riporta un articolo dell’epoca di France24, questa caratteristica gli aveva dato un vantaggio chiave sugli avversari: un forte supporto dalle regioni dove si parlava il russo
La lingua non era l’unico motivo per cui Zelensky veniva considerato filorusso. Alexander Motyl, un docente di scienze politiche della Rutgers University aveva scritto in un articolo su Foreign Policy che anche la serie potesse indicare una particolare vicinanza a Mosca, come il fatto che non si parlasse dei tentativi russi di far cessare l’indipendenza dal 1991. “Questa curiosa assenza”, scriveva, “suggerisce che Zelensky non abbia idea di come gestire una minaccia molto reale o peggio ancora, che non pensi ce ne sia una”
Zelensky ha perà sempre negato di essere filorusso e aveva anzi promesso di continuare il percorso di progressivo avvicinamento dell’Ucraina all’Occidente. Il 7 settembre del 2019, poi, c’era stato uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, visto da alcuni osservatori come un segnale di distensione dei rapporti tra i due Paesi
Un altro evento che aveva fatto sperare in una nuova fase, era stato il raggiungimento di un accordo tra Russia e Ucraina a dicembre 2019. In occasione di un incontro congiunto coi leader di Francia e Germania, sia Zelensky che Putin si era impegnati tra l’altro a raggiungere un cessate il fuoco nell'est del Paese (dove gli scontri sono iniziati nel 2014) e a continuare lo scambio di prigionieri
Di Zelensky nel frattempo si parlava anche per via di una telefonata con l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Nel corso del colloquio, quest’ultimo gli aveva chiesto di indagare su Joe Biden, che allora era il favorito. La natura della richiesta e altri particolari avevano poi portato il Partito Democratico ad aprire una procedura di impeachment contro Trump
I rapporti tra Russia e Ucraina sono tornati al centro della cronaca lo scorso novembre, quando Zelensky ha sostenuto che un gruppo di persone stava organizzando un colpo di Stato ai suoi danni col sostegno della Russia. Secondo quanto aveva riferito Zelensky, il golpe sarebbe dovuto avvenire all’inizio di dicembre
Contrariamente a quanto aveva previsto Zelensky, a dicembre non ci fu alcun colpo di Stato. Negli ultimi mesi i leader di Europa e Stati Uniti hanno però intensificato i colloqui sia con l'Ucraina che con la Russia. Questo è avvenuto soprattutto per due motivi. Il primo è che Mosca aveva chiesto all'Occidente alcune"garanzie di sicurezza": una su tutte, escludere definitivamente la possibilità che l'Ucraina entrasse nella Nato. Il secondo, è che il Cremlino è arrivato a stanziare oltre 100mila soldati al confine con l'Ucraina
La Nato è un’alleanza nata nel secondo dopoguerra per fronteggiare quella che allora era l’Unione sovietica. Diversi Paesi che facevano parte dell'Urss, come la Polonia, vi hanno aderito dopo il suo disfacimento, ma non l’Ucraina. Questa circostanza sembrava solo temporale. Negli anni, Kiev si è avvicinata sempre più all’orbita occidentale e nel 2008, con gli accordi di Bucarest, la Nato gli aveva promesso che un giorno sarebbe diventato membro. La questione non è quindi nuova, ma nell’ultimo periodo la Russia ci è tornata perché considera la Nato una minaccia
Prima che l’invasione russa iniziasse, gli Stati Uniti avevano messo più volte in allerta il presidente ucraino. Lui aveva però cercato di mantenere un atteggiamento calmo e in un’occasione aveva accusato i capi di governo di seminare panico. “Io sono il presidente dell’Ucraina, io vivo qui, e io penso di conoscere la situazione meglio di qualsiasi altro presidente”, aveva aggiunto
I toni di Zelensky sono radicalmente cambiati negli ultimi giorni. Nelle ore prima dell’attacco, ha detto che gli ucraini erano pronti a combattere. Quando sono poi iniziati i bombardamenti, ha accusato l’Occidente di aver lasciato il Paese da solo. “Chi è pronto a combattere con noi? Non vedo nessuno. Chi è pronto a dare all'Ucraina una garanzia di adesione alla Nato? Tutti hanno paura”
Zelensky ha anche detto di essere l’obiettivo numero uno di Mosca, ma di voler rimanere nel suo Paese. “La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio”, ha detto respingendo l’offerta degli Usa per un aiuto a fuggire dal Paese